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Adbusters Come usare la pubblicità per dire altro. | |||||||
Cosa pensereste se sul sito dell'Organizzazione Mondiale del Commercio vi capitasse di leggere che la globalizzazione fa male? E se la pubblicità di una nota catena di fast-food vi raccontasse che gli hamburger fanno schifo? Nessuna paura, probabilmente non avete visto male, vi trovate semplicemente di fronte a un'azione di "subvertising" o di "culture jamming". Un tempo si diceva controcultura, adesso impazzano i neologismi anglosassoni. Nomi un po' strani, tradotti in italiano con "resistenza creativa", "plagiarismo", per indicare sostanzialmente una cosa: falsificare la pubblicità per esprimere contenuti sociali o politici. Si può fare sul web, creando siti che nel nome ricordano quelli originali, ma ne ribaltano il senso. Ma si può fare anche con i normali cartelloni pubblicitari, sul ciglio delle strade, storpiando un logo o uno slogan. Da quando è comparso Adbusters, il sito del pubblicitario pentito canadese Kalle Lasn, la resistenza creativa ha ispirato le azioni di attivisti mediatici sparsi in tutto il mondo o di semplici burloni con uno spiccato senso della comunicazione.
ultima revisione: dicembre '01
Immagine: Adbusters |
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